Esperienza corporea, emozioni e percezione sensoriale sono inseparabili.

Partendo da questa considerazione nascono i miei più recenti lavori con un preciso intento: la relazione con lo spazio che li ospita e con il fruitore e la conseguente interazione che si crea tra corpo dell’opera e corpo dello spettatore.

Il primo si fa soglia, passaggio che annulla i confini dello spazio fisico e apre a uno spazio  mentale  che da  individuale  diviene  collettivo;  il secondo  è  ciò che rende  possibile  l’esperienza.

Il corpo si pone in relazione allo spazio, che è fisico, mentale, percettivo, ambientale.

Mi interessa molto il coinvolgimento emotivo e sensoriale di  chi si relaziona  all’opera  e il mondo  delle immagini  mentali, quelle consce perché è ciò che salviamo nella memoria dalle  nostre  esperienze  di  vita  più  significative,  quelle  inconsce  per  il  mistero  che  le  accompagna  e  perché  sono  inafferrabili, lasciando in noi sensazioni ed emozioni latenti.

Sono state definite pensiero visivo vivente, una definizione che trovo molto poetica e interessante. Pur non restando  nella  coscienza, vivono dentro di noi e possono riaffiorare o restare allo stato inconscio per sempre, costituendo il nostro personalissimo mondo immaginale.